Stai ascoltando "Madre dolcissima" (Gen ROSSO)
Cari Amici,
L’anno 2006, è stato un punto di incontro per due importanti anniversari che si sono ricordati al Deserto.
Il primo riguarda il 281° anno dal primo miracolo avvenuto nel territorio del Santuario, da cui è nata la forte devozione alla Madonna delle Tre Fonti o del Garbazzo (anticamente era conosciuta così). Leggendo la storia scritta dall’Arciprete Don Valentino Paladino (1884) e rielaborata in parte da don Giovanni Conterno e, secondo la tradizione popolare, il primo miracolo, la guarigione del bambino cieco dalla nascita abitante nel Marchesato di Finale Ligure, è avvenuto nel 1725.
A partire dallo stesso anno, si sono susseguite altre guarigioni tra cui quella della moglie del nobile Francesco David avvenuta, sempre secondo la cronaca, nel mese di luglio 1725 e quella dello stesso nobile trascritta il 18 giugno 1726 (dipinto in ringraziamento, al di sotto dell’affresco originale della Madonna).
Perché ricordare questo
evento? Per tramandare ad ognuno di noi la rilevante venerazione alla Madonna
del Deserto delle genti di questa valle, della Val Tanaro e di tutta la Langa
albese e la reale presenza della potenza divina, tramite la Madonna, in
molteplici guarigioni del corpo e dell’anima, che da oltre 280 anni si
concretizzano qui al Santuario.
La certezza di
questi 280 anni di fede è sicuramente la “volontà” della Madonna di avere
una Santa Casa dedicata a lei in un luogo impervio come la valle del Deserto,
poiché mai nessuno avrebbe pensato di costruirvi una chiesa o una cappella, né
tanto meno un santuario vista l’impossibilità di avere un piano naturale dove
“posare la prima pietra”.
La gente del posto
si era rimboccata le maniche, aveva offerto elemosine, portato materiale da
costruzione e nei giorni di festa si riuniva in preghiera davanti alla
miracolosa immagine, che impartiva continuamente grazie di guarigioni; si
contavano da cinque a seimila persone e domenica 2 luglio 1726 si posero le
fondamenta per il primo santuario o “chiesa nova” che venne inaugurata nel
1727, nella seconda festa di Pentecoste (il lunedì), con la prima celebrazione.
In quel periodo,
il territorio del Deserto era sotto la diocesi di Alba e nella storia si legge
che il decreto del Vicario Capitolare di Alba con cui si dava l’autorizzazione
per la nuova chiesa, porta la data del 6 settembre 1726.
Il 2 novembre
dello stesso anno l’arciprete Rolando Maria Occelli scrisse ai vescovi di
Albenga e Savona e a tutti i parroci della zona circostante per richiedere aiuti
economici per il proseguimento dei lavori, vista anche la grande devozione alla
Vergine Santissima degli abitanti delle due diocesi e dei paesi limitrofi.
Aggiunse, in fondo alla lettera, «Il titolo di suddetta chiesa è Madonna del
Deserto di Millesimo: la festa si celebrerà il giorno del Nome di Maria, come
si è dato principio in quest’anno».
Ecco dunque svelato il secondo
avvenimento! 280 anni di devozione al Nome di Maria, in un luogo impervio, in un
deserto verde, in un’oasi di pace, in un piccolo pezzo di Paradiso, come
dicono tanti pellegrini che vengono quassù.
In 280 anni sono
passate migliaia di persone con la curiosità di scoprire cosa nasconde il nome
“Deserto”, in tempo di festa o di dolore, in attesa di una grazia, in
ringraziamento per il voto fatto e ottenuto. Dapprima pregava davanti ad
un’immagine, circondata dai SS. Pietro e Paolo (1721-1725), e, rileggendo con
attenzione le “Memorie Storiche” del Paladino, si può capire che prima
della «chiesa nova», esisteva una piccola cappella, forse un pilone, costruita
proprio attorno all’affresco della Madonna, a ridosso dell’essicatoio. In
seguito si cominciò a pregarla inginocchiati su di un banco o per terra,
all’interno della prima chiesa, ma sempre con tanta fede e con un ardore nel
cuore che non si spegneva mai. Anzi, ad ogni visita, si alimentava e dava la
forza di ritornare anche quando si era avanti negli anni.
Ancora adesso si
viene, si torna e ritorna sovente alla “Madonna delle tre fonti”; tre fonti
che possono essere paragonate a tre grandi virtù cristiane: Fede, Speranza e
Carità. Sono proprio Maria SS. con Gesù che ci danno di quell’Acqua Viva che
ci salverà.
Concludo con questo pensiero: se ogni pietra dell’attuale tempio potesse parlare, racconterebbe tante e tante cose e la fatica dei pellegrini che lo hanno costruito è tutta scritta in questo monumento di fede e di grande pietà popolare. Immaginiamo le persone che hanno vissuto parecchie ore della loro vita qua al Deserto, faticando e pregando e ricordiamo anche loro nella nostra preghiera, per il dono immenso che ci hanno lasciato nella storia e ringraziamo la Madre Celeste per la forza che gli ha donato per costruirle una casa, con le possibilità del tempo che fu.
Un arrivederci, dunque, a
“dissetarci” alla fonte mariana del Deserto!
Chiara Pescio